Opere specialistiche
Itinerario A: Foce del torrente Arzilla-Carmine-S. Biagio-Roncosambaccio
Quest'itinerario inizia alla foce del torrente Arzilla, ubicata nella zona "Lido" di Fano. Tutta l'area, dal punto di vista geomorfologico, si presenta caratterizzata da terrazzi alluvionali creati dal torrente Arzilla nel corso dei secoli. I terrazzi fluviali si presentano con una serie di ripiani ad altezza crescente rispetto al livello attuale del fiume. Si tratta d'antichi alvei del torrente Arzilla, che, in seguito a fasi erosive successive, erano stati abbandonati dal corso d'acqua che si era via via approfondito. Questi letti erano costituiti da sedimenti alluvionali prevalentemente ghiaiosi, ma anche sabbiosi ed argillosi. Sull'Arzilla, anticamente, esisteva un ponte, tra le cui rovine è stata rinvenuta un'epigrafe funeraria d'età romana. Tale ponte doveva consentire alla via Flaminia di proseguire in direzione nord per raggiungere l'attuale chiesa del Carmine.
In prossimità del tratto terminale del torrente Arzilla, sulla sponda sinistra, sono state rinvenute una serie d'anfore, tutte con il puntale, disposte in posizione verticale e in doppia fila lungo la scarpata. Tali anfore, probabilmente, erano utilizzate come contenitori di vari alimenti, a testimonianza della presenza di traffici commerciali con l'Italia settentrionale e meridionale. Tale ritrovamento può anche far supporre, in quella zona, la presenza di un insediamento rurale. In realtà, in un recente Convegno di Studi sulle bonifiche con anfore, si è potuto affermare che spesso quest'ultime erano impiegate nell'ambito d'opere per la stabilizzazione del suolo, oppure come riempimento di vecchi canali o avvallamenti profondi, che prima erano legati a processi di sfruttamento del suolo (come delle cave), oppure scavati proprio per permettere la regimentazione delle acque esistenti in un sito, che doveva subire una trasformazione. Le anfore possono servire anche, a rafforzare tratti deboli di carreggiate stradali e d'argini di contenimento, addirittura possono essere la "base" su cui poi verranno costruiti degli edifici.
Sempre alla foce del torrente Arzilla, al termine dell'attuale via Madonna a Mare, si conservano i resti di un'abside e di una lapide con iscrizione latina, appartenenti in origine alla chiesa, chiamata Santa Maria del Mare.
A testimoniare il popolamento in tale zona è il rinvenimento di un villaggio risalente all'eneolitico ed all'età del Bronzo, ubicato non lontano dall'Orto Muratori, nel sito denominato "La Fornace".
Proseguendo ci si dirige verso la chiesa del Carmine, lungo tale percorso i rinvenimenti sono stati numerosi, da ricordare la fornace ubicata lungo la Statale Adriatica e il rinvenimento fortuito di una punta di giavellotto in bronzo, con incisione, datata all'VIII sec. a. C.. Essa fu portata alla luce nella proprietà del signor Uguccioni Franco, ubicata in località Il Carmine.
Arrivati in località "Il Carmine", al primo bivio s'incontra la chiesa, importante per la sua posizione sulle pendici collinari presso la foce dell'Arzilla.
Qui il paesaggio è caratterizzato dalla fascia costiera, che si protende verso l'interno in corrispondenza dei corsi d'acqua, alle spalle si estendono le colline, che talvolta si spingono a ridosso del mare come succede, ad esempio, tra Fano e Pesaro. Il Carmine, quasi a ridosso del torrente Arzilla, ha sempre costituito un nodo nevralgico per l'allacciamento con il sistema della viabilità collinare tra Fano e Pesaro. Di conseguenza si prestava bene ad attività marinare integrate all'economia agricola e al controllo d'eventuali approdi.
L'itinerario prosegue salendo verso S. Biagio, dove lungo il percorso s'ammira una visione panoramica della città di Fano e della costa. Lungo questo tratto si ricalca l'antico percorso d'età imperiale della via consolare Flaminia, secondo l'ipotesi avanzata da L. De Sanctis per il tratto Pisaurum-Fanum Fortunae. Secondo De Sanctis la via Flaminia, arrivata a Roncosambaccio, sarebbe passata nella zona di Col delle Cave, Monte Giorgi, San Biagio e Villa Castellani, per poi scendere in prossimità del Carmine (presso la chiesa attuale) e raggiungere Fano attraverso via Paleotta. Questo percorso, secondo De Sanctis, è attestato da diversi ritrovamenti archeologici, effettuati nella zona, come per esempio il ritrovamento, vicino alla chiesa del Carmine di un basolato stradale romano.
Salendo s'arriva in località S. Biagio di Fano, che si estende su una paleosuperficie sommitale. Quest'ultima fu considerata una sede preferenziale per il popolamento antico; ciò è attestato da numerosi ritrovamenti, effettuati nella zona circostante, come frammenti di laterizi, terracotta, pareti di brocche, anse d'anfore ed alcune tessere di mosaico. Proseguendo, sulla destra, s'incontra la via alberata d'accesso a Villa S. Biagio con annessa la chiesa e circondata da un bel parco. La località S. Biagio, come detto sopra, si trova sulle colline costiere presso la foce dell'Arzilla e a 60 m s.l.m..
A testimoniare il popolamento in tale zona è il rinvenimento, sulla collina di S. Biagio, a 2.5 km dalla città, in direzione NE, in posizione prospiciente il mare, di un giacimento neolitico. Tale giacimento è stato portato alla luce alla fine del secolo scorso e nei primi anni dell'attuale, un giacimento neolitico. Si trattava di un piccolo villaggio capannicolo del quale si rinvennero i fori d'impianto della capanne.
L'itinerario prosegue in salita, verso l'interno, costeggiando la Statale Adriatica, sino ad arrivare, superato un quadrivio, a Roncosambaccio. Anche Roncosambaccio, come S. Biagio, s'estende su una paleosuperficie sommitale lungo pendio. La zona fu probabilmente sede d'insediamento, visto anche i numerosi ritrovamenti di dolia, anfore, tegole (alcune bollate), rinvenute in località "Il Crocifisso" (poco prima di Roncosambaccio). Queste scoperte sono la testimonianza dell'esistenza probabilmente di una villa d'età repubblicana, proprio in quella località. Inoltre a Roncosambaccio, come per esempio a Monte Giove di Fano, è stata portata alla luce, nel 1956, una tomba che risale all'età del Ferro. Tale ritrovamento fa supporre il popolamento, in questo periodo, di tale zona.
Nei pressi del nucleo abitato sorge l'antica Pieve di S. Anastasio. Le pievi erano considerate, fra le piccole comunità rurali, le prime cellule di diffusione del Cristianesimo, com'è il caso della pieve di Roncosambaccio, ma anche come vedremo, della Pieve di Novilara e di quella della vicina Candelara.
Nei pressi della Pieve sono state rinvenute, in maniera fortuita, tra tombe romane con monete di Gordiano; inoltre, durante i lavori di restauro della Pieve sono stati riportati alla luce un frammento d'iscrizione e un basolo stradale trachitico.
Dettaglio scheda
-
Data di redazione: 12.10.2004
Ultima modifica: 18.12.2004




Nessun documento correlato.