1.2 Lineamenti geologici  
      1.2.1 Geologia del 
        bacino del Metauro
      Il 
        Metauro è un fiume lungo circa 100 Km e con una superficie di bacino pari 
        a 1405 Km2 (fig.11). La sua massima altitudine è di 1079m con 
        una media di 470m (Buli e Ortolani, 1947). 
        
         
        Figura 11 Visualizzazione bacino del metauro 
      Da 
        un punto di vista geomorfologico il bacino del Metauro è il più esteso 
        delle Marche settentrionali; a Fossombrone scorre entro un’ampia valle 
        alluvionale estesa 2km sino a raggiungere trasversalmente i 6km poco a 
        monte di Fano. In prossimità della costa le alluvioni del Metauro si raccordano 
        con quelle del torrente Arzilla, del Cesano e di altri fiumi minori, formando 
        una ristretta piana costiera (fig.12). 
         
          
          
          
      Figura 12 
        Carta geologica e geomorfologica della zona d’interesse e relative legende 
        (da Regione Marche,1991) 
      L’alveo 
        attuale è ubicato sul lato destro della valle, lo spostamento dell’alveo 
        verso nord-est è riconoscibile anche nella successione dei paleoalvei 
        incisi nel substrato. Il reticolo idrografico ha un andamento prevalente 
        trasversale alle principali strutture tettoniche, caratteristica questa 
        comune a tutti i fiumi marchigiani (Elmi et al ,1983). 
      Il 
        bacino è costituito da tre tipi litologici principali. Il primo comprende 
        calcari compatti non argillosi riferibili al Lias inferiore e medio. Il 
        Calcare Massiccio  è costituito 
        da banchi di spessore anche di svariati cm ed è seguito con un chiaro 
        andamento trasgressivo, dalla Corniola (Lothargingiano-Domeriano) . Dal 
        punto di vista litologico la Corniola è costituita da calcari micritici, 
        ben stratificati, in strati di 20-40 cm contenenti spicole di spugna, 
        radiolari, foraminiferi, piccoli gasteropodi e rare ammoniti dalla cui 
        analisi risulta evidente l’origine deposizionale di natura pelagica. Lo 
        spessore della Corniola varia da pochi metri nelle sequenze condensate 
        fino a oltre 200 metri in quelle estese. Molto spesso sulle superfici 
        degli strati è possibile rinvenire mineralizzazioni di pirite che ossidandosi 
        conferiscono alle rocce il tipico aspetto rugginoso. Questa unità contiene 
        frequenti liste e noduli di selce che possono avere diametro fino a qualche 
        decimetro che si rinvengono sia negli strati che lungo le superfici di 
        stratificazione. Le liste invece possono avere spessore di qualche decimetro 
        e continuità laterale di diversi metri (Selli,1954). Il secondo 
        tipo litologico è rappresentato da Arenarie compatte dell’Eocene e dalle 
        sabbie del Pliocene. Nel terzo tipo sono rappresentate tutte le varietà 
        di arenarie con argilla e di scisti argillosi. Entrando in dettaglio la 
        bassa valle del Metauro presenta formazioni prequaternarie che vanno dal 
        Miocene medio al Pliocene medio. La formazione marina più antica è rappresentata 
        dallo Schlier in facies di marne calcaree e calcari marnosi a stratificazione 
        sottile. Vi è inoltre una formazione risalente al Miocene superiore detta 
        a “Colombacci” che si distingue in due facies turbiditiche una prevalentemente 
        sabbioso-arenacea, l’altra marnoso-arenacea. Infine, il Pliocene è presente 
        prevalentemente in facies argillosa e sabbioso-argillosa che occupano 
        con continuità il versante destro del bacino e, nel fondovalle, si presentano 
        ricoperte dalle alluvioni pleistoceniche(Buli e Ortolani, 1947). 
      1.2.2 Il trasporto solido
      Il 
        trasporto solido è un parametro di fondamentale importanza per l’evoluzione 
        delle coste, soprattutto in zone limitrofe alla foce fluviale come nel 
        caso in questione, e ancor maggior importanza la ricopre il trasporto 
        solido di fondo. Si deve tenere in considerazione che misurazioni di trasporto 
        solido di fondo sono pressoché inesistenti e, essendo tali trasporti influenzati 
        da numerosi fattori fisici, la stima  risulta piuttosto difficile. Gli unici dati 
        che è stato possibile recuperare sono risalenti al 1982 e relativi allo 
        “Studio Generale per la Difesa delle Coste” dell’Aquater. In questo studio 
        sono stati classificati i bacini idrici in base al carattere di erodibilità 
        ( in riferimento alla litologia del bacino, all’uso del suolo, assetto 
        fisico ecc..) e in base a tale coefficiente sono stati assegnati valori 
        di ablazione potenziale minima e massima che esprimono i valori di erosione 
        media annuale (tab.1).  
      
         
          | Metauro | 
          Superficie 
            (km2) | 
          Min 
            Ablazione totale potenziale (m3/anno) | 
          Max 
            Ablazione totale potenziale (m3/anno) | 
          Min 
            Trasporto solido di fondo potenziale (m3/anno) | 
          Max 
            Trasporto solido di fondo potenziale (m3/anno) | 
         
         
          |   | 
          104 | 
          325200 | 
          594900 | 
          89000 | 
          172000 | 
         
       
      Tabella 1 Tassi di ablazione 
        e trasporto solido del fiume Metauro. 
      
         
          | Trasporto 
            solido di fondo a mare prima del 1960 (m3/anno)  | 
          Trasporto 
            solido di fondo a mare dopo il 1960 (m3/anno) | 
         
         
          | Min | 
          Max | 
          Min | 
          Max | 
         
         
          | 35000 | 
          63000 | 
          10000 (1) | 
          20000 (1) | 
         
       
      Tabella 2 Tassi di trasporto 
        solido del fiume Metauro prima e dopo il 1960. (a 
        questi valori vanno aggiunti circa 15000 m relativi al tratto terminale 
        tra Cerbara e il mare) 
      Dall’analisi 
        di questi dati (tab.2) emergerebbe che prima del 1960 il trasporto solido 
        di fondo effettivo rappresentava circa il 40% di quello potenziale e dopo 
        il 1960 tale valore è sceso al 10%. Tale variazione è sicuramente, in 
        buona parte, imputabile all’attività estrattiva che ha interessato le 
        cave della zona in quegli anni. Infatti dall’alveo del Metauro dal 1966 
        al 1975 sono stati estratti all’incirca 270.500 m3 
        di inerti all’anno. Da questo punto di vista il fiume Metauro, raggiungendo 
        in totale i quasi 2.700.000 m3, rappresenta il fiume che 
        ha raggiunto il valore massimo di estrazione della regione Marche. E’ 
        inoltre da tenere in considerazione che in questi anni sono state costruite 
        lungo l’alveo protezioni rigide di sponda che hanno contribuito a ridurre 
        gli apporti solidi a mare. Nel 1975 la regione Marche vietò gli scavi 
        in alveo e successivamente, nel 1980, è stata emanata una legge regionale 
        per cui l’attività estrattiva di cava è sottoposta ad autorizzazione del 
        sindaco. Il Comune di Fano non ha mai rilasciato autorizzazioni di cave 
        in falda idrica per cui restano attive solo due cave a fossa al di sopra 
        della falda idrica. E’ inoltre da sottolineare che la presenza di una 
        fitta vegetazione e la mancata rimozione di questa creano una sorta di 
        trappola di sedimento soprattutto di quello più grossolano, fattore che, 
        unito a quelli preesistenti quali la trasformazione dell’uso del suolo 
        e la presenza di strutture trasversali in alveo, implica uno scarso effetto 
        nell’avanzamento della linea di costa che era ipotizzabile in seguito 
        alla cessazione di prelievo dovuto alla chiusura delle cave (Regione Marche,2000).  
      1.2.3 Apporti pelitici del Metauro
      I 
        fattori da cui dipendono il trasporto e la sedimentazione fluviale sono 
        soprattutto la composizione geolitologica delle formazioni erose, la morfologia 
        del bacino, la dinamica delle acque e le precipitazioni meteoriche. Questi 
        fattori oltre a determinare i meccanismi tipicamente fluviali influiscono 
        sulla composizione delle torbide che giungono a mare. Il carico fluviale 
        sospeso è costituito per la maggior parte da materiali argillosi (Morisewa, 
        1985; Konta, 1986) ed è anche quello che contribuisce maggiormente alla 
        sedimentazione marina (Lisitzin, 1972) . 
      In 
        prossimità dello sbocco a mare la composizione mineralogica dei sedimenti 
        pelitici delle torbide fluviali sono dovuti allo stabilizzarsi lungo l’asta 
        dei contributi dei vari terreni erosi (tab.3). 
      
         
          |   Smectite  | 
            Illite  | 
            Caolinite  | 
            Clorite  | 
         
         
          33%  | 
          43%  | 
          11%  | 
          13%  | 
         
       
      Tabella 3 Composizione 
        mineralogica di “equilibrio” dei sedimenti argillosi nel tratto terminale 
        del fiume Metauro. 
      Si 
        può notare che il contributo maggiore è dato da smectite e illite mentre 
        caolinite e clorite hanno influenza minore. Occorre quindi analizzare 
        il sistema delle formazioni erose dal fiume tenendo conto che importanti 
        informazioni derivano non solo dalla loro abbondanza nei terreni ma anche 
        dalla loro grado di cristallinità. 
      Nella 
        parte più a monte il Metauro incide la Marnoso-Arenacea ereditando frazioni 
        pelitiche pressoché prive di contaminazioni con prevalenza di minerali 
        quali illite (50%) a discreta cristallinità e smectite (25-30%) con cristallinità 
        minore, come componenti principali, a cui seguono clorite e tracce di 
        serpentino. Questi caratteri dominanti proseguono anche nei sedimenti 
        del tratto mediano dove però comincia a sovrapporsi il contributo dello 
        Schlier andando a formarsi così un sedimento pelitico in cui predomina 
        la Smectite ad elevata organizzazione cristallina. Quindi i sedimenti  
        pelitici di questo tratto sono composti da Illite ereditata dalla 
        Marnoso-Arenacea e da Smectite dallo Schlier. Nel tratto terminale aumentano 
        i tenori di Illite e Clorite  dovute a terreni pliocenici presenti. La composizione 
        finale di equilibrio delle torbide di foce è quindi: illite-smectite clorite. 
        Il graduale aumento di smectite verso valle è dovuto alle tipologie di 
        terreno eroso ma anche alla piccola taglia delle particelle smectitiche 
        che ne agevola il trasporto a grandi distanze e la loro dispersione in 
        ambiente marino (Neiheisel e Weaver, 1967; Tomadin, 1981; Curzi e Tomadin, 
        1987). 
       
       |