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Tesi
di laurea Lineamenti geomorfologici e recente evoluzione del tratto di costa dal porto di Fano alla foce del fiume Metauro |
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1.3 Lineamenti fisico
naturali della zona costiera
1.3.1 Fisiografia del
litorale
La costa esaminata è, come in generale le coste delle marche settentrionali, orientata WSW-ESE. Si tratta di circa 4Km di costa bassa a morfologia ghiaiosa su cui, come verrà in seguito descritto, sono presenti numerosi fattori di variabilità soprattutto di origine antropica. Infatti non si può trascurare, in un’analisi come quella che ci si è prefissata con questo lavoro, la valutazione delle alterazioni dovute all’uomo e alle sue attività. In pochi chilometri di litorale si possono osservare scogliere emerse e soffolte, pennelli, moli portuali e barriere radenti (cfr § 1.3.4) che insieme agli effetti dell’urbanizzazione, ovvero alle alterazioni dell’equilibrio idrogeologico che ne consegue, hanno implicato una notevole modificazione di tutto il litorale. Non si può inoltre non citare un elemento fisiografico di notevole importanza: la foce del fiume Metauro proprio al quale è imputata la composizione geomorfologia della spiaggia e le cui dinamiche influenzano direttamente quelle del litorale stesso. Tale foce ha forma tricuspidale e si presenta in maniera più o meno irregolare con l’ala sinistra più sviluppata della destra, il che dimostra la dipendenza dell’assetto della foce dalle dinamiche costiere, la componente marina infatti fa sì che i materiali alluvionali sollecitati dalla traversia prevalente vengano trascinati verso nord (Buli e Ortolani, 1947) Come noto, la geomorfologia della spiaggia è subordinata a due fattori principali: quello fluviale e quello marino. Il primo provvede all’apporto dei materiali, il secondo alla distribuzione e al relativo assetto degli stessi lungo le spiagge. La costituzione dei materiali di spiaggia è quindi stretta espressione della natura fisica dei materiali fluviali apportati e strettamente legato al regime torrentizio del fiume Metauro che, date le grandi portate autunnali e primaverili, la forte pendenzaanche nel tratto terminale si ha che nei periodi di morbida il fiume trasporti a mare le ghiaie trascinate dalla corrente fluviale e che verranno poi ridistribuite lungo il litorale. La spiaggia quindi nel tratto di costa esaminato si presenta costituita per tutta la sua larghezza da una successione di dossi ghiaiosi paralleli tra loro che segnano le varie fasi della costruzione deltizia. Tutte le coste marchigiane sono di recente formazione geologica, infatti ancora durante la fase tettonica plio-pleistocenica si verificò, in un quadro generale di attività distensiva, il collassamento di gran parte dell’area con il ripristino di condizioni di sedimentazione marina. A questa fase deposizionale sono da ricollegare gli affioramenti di le argille limose marine, le cosiddette “argille azzurre”, che affiorano, in tutta la fascia costiera delle Marche e nell’entroterra, ricoperte a loro volta da formazioni quaternarie di facies litorali (fig.13).
Figura 14 La regione marchigiano abruzzese: distribuzione delle formazioni plio-pleistoceniche marine, frane, isoiete e volumi focali ( da Cancelli et al.,1984). Per quanto riguarda la costituzione litologica delle ghiaie litorali esaminate, si tratta in generale di ciottoli di calcare compatto , commisti a ciottoli di arenaria e scarsi elementi silicei ( diaspro). (Buli e Ortolani, 1947) Per
quanto riguarda i fondali, come in generale per tutta la zona marchigiana,
costituiscono parte della piattaforma continentale adriatica, è riscontrato
un aumento della profondità sia da costa verso il largo che da nord verso
sud. Al largo, l’isobata dei -20m (a circa 7 miglia marine dalla costa) rappresenta
il limite che separa i fondali sottocosta caratterizzati da un andamento pressoché
pianeggiante, ovvero con acclività di soli 0.25 n/km, da quelli con pendenza
maggiore (che si estendono fino a circa 10 miglia marine) con acclività
di circa 3 m/km (Curzi,1986). 1.3.2 Caratteri meteo
marini della costa
Come ampiamente noto,l’ Adriatico è un mare chiuso, collegato con il Mediterraneo solo dal canale d’Otranto. Ha una forma abbastanza stretta (70 miglia marine tra la costa italiana e l’arcipelago dalmata) e allungata (350 miglia marine) ed è orientato NNW-SSE. Nonostante le sue modeste dimensioni l’Adriatico riceve però dal Po e altri fiumi una buona parte degli apporti d’acqua dolce di tutto il Mediterraneo. L’influenza, in caso di piena, del Po si può risentire fino alle coste marchigiane. Le profondità dei fondali sono relativamente basse e tendono ad aumentare da nord verso sud e da est a ovest. Tra le coste slave e italiane si presenta un forte gradiente di densità che costituisce il motore della circolazione superficiale dell’Adriatico che è ascendente lungo le coste slave e discendenti lungo quella italiana (FIG 17). Lungo le coste marchigiane tale corrente si risente fino a 5-6 miglia dalla costa ed è stimato che raggiunga l’intensità massima a 2 miglia. Non sono però da trascurare gli effetti del mar Ionio del Po e delle condizioni metereologiche per quel che riguarda i fenomeni di corrente in Adriatico. Nella
zona adriatica le oscillazioni di marea non sono autonome ma risultano indotte
da quelle ioniche. Le componenti semidiurne presentano un nodo anfidromico
a circa 20 miglia marine e NE di Ancona con linee cotidali che ruotano in
senso antiorario (Fig. 18).
Tabella 4 Costanti armoniche della componente
astronomica della marea nel porto di Ancona.
In generale l’Adriatico presenta un clima piuttosto variabile soprattutto in inverno a causa della non insolita formazione di cicloni e del frequente transito di depressioni atlantiche. La circolazione dei venti in Adriatico è ovviamente influenzata dalle caratteristiche orografiche di suolo e costa che rendono difficoltosa l’interpretazione della circolazione dei venti in base al campo barico che vi si forma. Si può però osservare una certa ciclicità stagionale dei venti. Quelli principali hanno generalmente regime di brezza, in particolare nella stagione estiva. Non si possono inoltre trascurare alcuni venti caratteristici locali né per la loro intensità né per i fenomeni burrascosi a cui sono associati. I venti di traversia dominanti lungo la costa esaminate ma più in generale in Adriatico sono quelli di bora e scirocco. Solo in rare circostanze gli altri venti provocano mareggiate importanti. La bora è un vento che provoca onde corte e ripide con frangimenti diffusi lungo la riva mentre lo scirocco, oltre a causare un notevole innalzamento del livello del mare, provoca onde da Est meno alte ma più lunghe e un’intensificazione delle correnti costiere. Questi fattori fanno sì che con venti di scirocco si abbia un forte trasporto lungo costa e risalita del moto ondoso montante cui si associa un incremento del potere aggressivo delle onde sul litorale. Per
quanto riguarda i venti l’I.I.M. ( I.I.M, 1991) riporta per la zona
di Fano la prevalenza di Tramontana e Greco come venti di traversia e venti
violentissimi. In primavera e in estate predominano la Bora e quelli del II
quadrante. In autunno ed in inverno predominano i venti del III e IV quadrante
( Fig.19) . Il Greco solleva mare altissimo.
Figura 19 Esempio di distribuzione direzionale delle frequenze
percentuali medie annue delle burrasche da vento e delle mareggiate osservate
dalla stazione di Monte Cappuccini in Ancona. 1.3.3 Dinamica marina
L’azione
del moto ondoso, in particolare la correlazione tra vento e moto ondoso, è
la base della regolazione della dinamica costiera. Le onde tendono a ridistribuire
lungo costa gli apporti solidi portati dai fiumi e depositati sulle foci rimodellando
così il profilo delle spiagge. I processi costieri sono condizionati quindi
dalle condizioni marine del regime medio annuo e dagli eventi più intensi
ai quali si devono variazioni più rapide ma di solito più intense. I mari
di traversia, infatti, producono nella zona di frangenza una corrente normale
alla costa che regola l’evoluzione delle spiagge, in particolare del loro
profilo trasversale, nel breve termine (fig.20). 1.3.4 Opere di difesa
presenti lungo il litorale
Il tratto
di costa preso in esame cioè dal porto di Fano alla foce del fiume Metauro
è lungo circa 3.6 Km e, a conferma del marcato regime erosivo in atto, attualmente
è interessato da opere di difesa per 2.98Km ovvero per l’83% della sua estensione.
Di queste opere 0.95Km (26%) sono scogliere emerse, 0.25Km (7%) scogliere
sommerse, 1.28Km (36%) opere miste a cui si aggiungono 6 pennelli ( Fig 21
22).
Le prime strutture costiere artificiali sono stati sei pennelli posti in località Sassonia, a ridosso del molo di levante del porto di Fano, realizzati nel 1928 dal Genio Civile. Questi manufatti sono rimasti attivi fino agli anni ’60. Non si ha notizia di altri interventi fino al 1977 quando il Genio Civile per le OO. MM. di Ancona realizzò il primo tratto di scogliera radente in zona Baia Metauro. Successivamente nel 1981/82 il litorale fu difeso da una batteria di 11 scogliere emerse (fig.23) che non sufficienti furono potenziate da una scogliera radente nel 1983 e ancora in seguito prolungata. Nel 1987 iniziò la costruzione di una serie di barriere sommerse (le prime tre) che solo nel 1988/89 fu completato dalla Regione con la costruzione delle successive sette. 1.3.5 Assetto batimetrico
Per quanto riguarda l’assetto bati-morfologico dei fondali interessati dallo studio, le uniche informazioni esistenti di una qualche utilità sono relative a: · CNR ‘68 · Aquater ‘84 Nel 1984 la società Aquater per l’elaborazione dello “Studio.generale per la difesa delle coste” fece un’indagine batimetrica che è stata utilizzata per questo lavoro di tesi. Tali batimetrie oltre alla linea di costa rappresentano semplicemente i transetti di misurazione sui quali sono indicati i punti di misurazione con le rispettive profondità. Ugualmente strutturate sono le batimetrie del CNR del 1968. Entrambe sono in formato cartaceo e pertanto è stato necessario un lavoro di digitalizzazione (cfr § 2.2) per poterle integrare al GIS. |
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